
Quelli della Gazzetta del Mezzogiorno c'hanno fatto innamorare dei briganti – passione antica - anzi, delle brigantesse, di una in particolare: Michelina De Cesare. 'Cercare' muove le passioni, il cuore! Scavi e ti trovi a ripercorrere storie, a farle rivivere nel tentativo di comprenderle intere, a colmare i “non so”.
Michelina nacque il 28 ottobre del 1841, a Caspoli una frazione del comune di Mignano Monte Lungo, in provincia di Caserta. Guerrigliera Michelina, sin da bambina. Ribelle, impavida e bella. Si fece Brigante, le stava stretta la vita e la miseria. La sua prima ‘arma’ era il presentimento, l'allerta, l'intuito che le permetteva di sentire in anticipo quello che poteva accadere. La vita di una banda, la regola della clandestinità è la sorpresa. Essere sempre al presente, in strategia d'attacco. Così fu sino al 30 agosto del 1868: venduta allo 'straniero' liberatore, la banda di Francesco Guerra, il suo compagno, fu massacrata.
Francesco lo aveva incontrato nel 1862. Era un ex soldato borbonico, uno dei tanti renitenti alla leva indetta dal nuovo Stato Unitario, alla macchia si aggregò alla banda di Rafaniello (Domenicangelo Cecchino) morto costui ne divenne il capo era il 1861.
Ma torniamo al 30 agosto 1868, in un resoconto leggiamo: «Erano le dieci di sera, pioveva a dirotto ed un violentissimo temporale accompagnato da forte vento, da tuoni e da lampi, favoriva maggiormente l'operazione, permettendo ai soldati di potersi avvicinare inosservati al luogo sospetto; da qualche tempo si stavano perlustrando quei luoghi accidentati e malagevoli perché coperti da strade infossate, burroni ed altri incagli naturali, già si perdeva la speranza di rinvenire i briganti, quando alla guida (già, alla guida!) venne in mente di avvicinarsi a talune querce che egli sapeva alquanto incavate, ed entro le quali poteva benissimo nascondersi una persona». Un fulmine illuminò la scena e fu la fine!
La “druda” (così a sfregio venivano apostrofate le donne dei briganti o anche manutengole, che sta per fiancheggiatrici) Michelina fu uccisa, tradita dal fratello Giovanni, la “guida”dei piemontesi. Spogliata fu esposta nella piazza del paese come monito alle popolazioni "liberate". L'effetto sulla gente, inorridita dall'efferata vendetta, fu opposto a quanto sperato dalle truppe d'occupazione: l'accaduto generò nuovi risentimenti che rivitalizzarono l'affievolita reazione armata antiunitaria. Oh Michelina! Che storia atroce, cruda! Che cosa cercavi? Riscatto, giustizia, amore?
Ci sono delle fotografie di Michelina. Una la ritrae in posa, seduta. Un fucile alla sinistra con la canna a tromboncino, sembra carezzarlo. Nell'altra mano il revolver, alla cintola un pugnale. E’ vestita di panno grezzo molto decorato, un pesante grembiule, un copricapo e sandali di cuoio intrecciato calzati su calze bianche. I capelli crespi lo sguardo serio, concentrato, torvo. Una bellezza cruda, intensa.
Un'altra fotografia, colorata questa, la mostra in piedi. Anche qui, la lunga schioppetta. Vi poggia il gomito, la mano cade 'civetta', l'altra poggia sul fianco. L'atteggiamento è seduttivo guarda di traverso con gli occhi puntati, a sfida.
Che libertà Michelina! Sapevi di essere bella! Nessuna soggezione traspare, solo orgoglio, solo coscienza!
Ancora un'immagine: è quella di Michelina fotografata dopo la sua uccisione, aveva 27 anni. Gli occhi pesti, chiusi. La bocca semiaperta porta ancora ombra del suo temperamento, pare sorridere! I capelli tirati indietro scoprono un orecchio. Il seno è scoperto.
C'è un romanzo storico che racconta la storia di Michelina De Cesare, “Gli anni del sole stanco” il bellissimo titolo. L'ha scritto Fulvio Capezzuoli per Edimond, anche lui commosso dalla bellezza profonda della De Cesare. C'è un passo di un'intervista all'autore che riporto. Chiarifica ciò che è accaduto ed anche ciò che accadde! Materia utile alle interrogazioni e ai travagli.
«Io non metto in discussione la necessità del processo di unificazione. Nel romanzo faccio dire a Cavour che, senza unità, i tanti staterelli non avrebbero mai avuto nessuna forza economica o politica, e questo è anche il mio pensiero. Considero in modo più che negativo coloro che oggi (leghisti soprattutto) parlano di autonomie. Purtroppo l'unità del paese passò, allora, sulla pelle del meridione, soprattutto di quello povero, che divenne ancora più povero. Il Nord, nel 1860, aveva bisogno di risorse, perché tre guerre consecutive (Crimea e le prime due d'indipendenza) avevano prosciugato le casse del Piemonte, e le ricchezze del Sud servirono a riempire quei vuoti. Una successiva politica saggia avrebbe consentito di ridistribuire quelle ricchezze in tutto il paese, e forse Cavour avrebbe operato in quel senso. Ma morì subito dopo l'unità, e i governanti che lo sostituirono, i Rattazzi, i Ricasoli, i Menabrea, erano politici mediocri, legati agli industriali e agli agrari del Nord e si accanirono con tasse e gabelle su quella parte del paese che veniva da loro considerata terra di conquista; da ciò nacque la tragedia che portò, negli anni successivi alla migrazione - verso le Americhe prima, verso il Nord Europa poi – di tanta popolazione del Sud».
Chiaro no! Continuiamo a leggere, ad indagare, ad innamorarci!
1 commento:
Leggo sul blog del pdl di Sannicola, nel post che riporta la conferenza stampa unificata delle opposizioni a Palazzo dei Celestini contro l'immobilismo della giunta guidata da Gabellone, le solite frescate sempliciotte. Come sempre, la tiritera volge sulla stucchevole questione destra-sinistra, intesa non come dimensione di valori o di identità ideale, piuttosto vissuta a modi tifo calcistico. Saremmo ben lieti se si aprisse una seria discussione sulla fine delle ideologie o sulle differenze e i punti di convergenza tra i due fronti ideali. E' miserevole invece assistere a talune strumentali accuse di tradimento da parte di coloro che, ne sono purtoppo convinto, pur definendosi di Destra, non hanno mai conosciuto cosa sia davvero la Destra stessa. Non e' cosa rara in Italia imbatersi in queste realtà sottoculturali, vale a destra ma anche a sinistra. D'altra parte, specie noi giovani, se siamo cresciuti a pane e tv commerciale, abbiamo sicuramente le idee politiche forviate, disconoscendo l'autentica dimensione culturale della Destea e della Sinistra, rifugiando nell'oblio intellettuale di certi "uomini e donne".
Personalmente ho cercato di sopravvivere al bombardamento dominante, anche se non ho mai rinunciato al mondo; non mi sono mai piaciuti i radical chic ne di Destra, ne di Sinistra. Sono un "sociale", appartengo a quella Destra talmente ampia che si spinge fino a convergere con la Sinistra. Tra le mie letture, "Per un fascismo immenso e rosso" di Luigi Manco, rimane una delle mie preferite. Vivo la dimensione pragmatica della Destra, quella di Vita che aderisce alla Vita. Questo e' il motivo per cui condivido a pieno il progetto della senatrice Poli, perché guarda dritto negli occhi il nostro tempo, la società di oggi, affonda le radici nella terra rossa delle nostre campagne per comprenderne realmente il motivo di tanta aridità. Le bazzecole destra-sinistra, vissute allo stesso modio di Juve-Inter non mi appassionano. Tutto ciò che realmente conta oggi, si ritrova nella realtà delle cose, in coloro i quali hanno capacita', immaginazione, volontà di trascendenza . Io non sprecherò parole a spiegare che quella foto riporta la conferenza stampa unitaria delle differenti opposizioni a palazzo dei celestini e che strumentalmente i sempliciotti di fazione riportano come il passaggio della Poli tra le fila del Pd. Non intendo affannarmi per chiarificare nulla, perché spero che sia la gente a metabolizzare tutto, anche ad abbituarsi all'idea che in questo momento di transizione le energie propulsive e positive del territorio debbano ricercarsi, allearsi, non sulla base di fasulle fazioni, ma su un grande idea di rinascita della nostra terra.
Tony Ingrosso
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