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Il movimento “SUD” nasce per dare maggiore spinta energetica alla crescita del territorio, come risposta alle esigenze di una sua migliore vitalità culturale, sociale ed economica.
“SUD” vuole essere il fattore di forte aggregazione per un’attività allargata a quanti, fermamente convinti, credono nelle potenzialità del nostro meridione e vogliono impegnarsi in prima persona.
Un convincimento destinato a scalzare l’immobilismo che ha consentito, fino ad oggi, di essere spettatori inerti in uno scenario in cui eravamo inconsapevoli protagonisti.
Riappropriarci del mezzogiorno per farne la nostra risorsa primaria, nazionale ed euromediterranea, è la ragione essenziale di questa sperimentazione movimentista.
Generare un vero e proprio “Rinascimento” meridionale è l’obiettivo principale del movimento che, pur fedele agli antichi valori, si propone di riorganizzare sul territorio metodi e strategie, per determinare - in piena autonomia - il meritato protagonismo del suo stesso sviluppo.
“SUD” chiama il sud. Rispondere significa già vincere.
3 commenti:
Chi va in un altro paese armato e con una divisa militare sa i rischi che corre e a cosa va incontro. Se poi in un altro paese vai anche come "INVASORE" e non sei voluto dalla popolazione be cosa ti aspetti? Spiace solo per i familiari, madri padri, figli, fratelli, nonni, amici che piangono una persona e non un militare.
Maggiore sicurezza per i nostri soldati altrimenti ritiro immediato
In questo momento di forte dolore nazionale sono vicina alle famiglie che hanno perso i loro cari nel vile attacco di Kabul.
A tal proposito mi sembra doveroso ribadire che o si ritirano i nostri soldati dall’ Afghanistan o almeno si cambino immediatamente i contratti di ingaggio avendo l’onestà di dire che questi giovani italiani, per la maggior parte meridionali, si trovano in una situazione palesemente di guerra.
Per tale motivo i nostri soldati devono essere tutelati come si conviene a giovani che non possono affrontare uno stato di guerra in condizione di inferiorità nella difesa.
Occorre dunque chiedere a gran voce garanzie alla NATO perché nel III millennio non è più concepibile mandare giovani al massacro.
Adriana Poli Bortone
Presidente Nazionale Io Sud
Caro amico del primo commento, quanto è triste leggerti.
Quanto è triste rendersi conto che le ideologie, specie quelle che sono state vissute per molti anni come fossero religione, in alcuni casi si sono impadronite anche della sensibilità umana.
Qualora un individuo non credesse nei valori della Patria, della Nazione, dell'Italianità, dovrebbe portare comunque rispetto per delle vite giovani, che in nome di quei valori si sono spenti a migliaia di Km di distanza dalle persone amate.
Su questa guerra e su quelle del passato, ognuno di noi può e deve avere il suo punto di vista. Sarebbe auspicabile un mondo senza guerre, ma credo rimanga solo utopia.
Le stesse tue considerazioni, che definiriei "pacifiste", si pongono nell'ottica di un' ideologia (il pacifismo), che nella storia è stata foriera e scatenatrice di tanto odio.
Le disfunzioni del mondo contemporaneo, fanno rabbia a tutti e molti di noi non accettano, non giustificano e non condividono più. Le vere ragioni e i veri interessi di chi architetta questo nuovo ordine mondiale, forse non meriterebbero il sacrificio umano dei militari di tutte le nazioni impegnate nei vari conflitti e dei tanti civili coivolti.
Ma a quelle vite lacerate occorre portare rispetto.
I nostri angeli caduti in missione di guerra-pace, non si sono battuti in nome di nessun governo di nessun colore politico, ma solo per il valore supremo della "terra dei padri", al quale come MILITARI sono chiamati a rispondere sempre e comunque, a prescindere dalle ideologie che ne animano l'azione.
LO STATO PRIMA DI TUTTO.
Tony Ingrosso
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